La funzione salvavita dei Centri Diabetologici.
Mortalità ridotta del 19%. 150mila decessi prevenibili in 10 anni con il Piano nazionale
I pazienti assistiti presso i centri diabetologici, oltre 500 strutture in tutta Italia, hanno una mortalità per tutte le cause ridotta del 19%.
Il dato emerge da una metanalisi italiana, appena pubblicata su Nutrition, Metabolism and Cardiovascular Disease. Lo studio, presentato al 27/mo Congresso nazionale della Società italiana di diabetologia (Sid), evidenzia che per ogni 17 pazienti seguiti per dieci anni presso un centro diabetologico si potrebbe evitare un evento fatale. Un risultato sovrapponibile a quello ottenuto con le statine, farmaci anti-colesterolo salvavita.
“Si tratta di un dato molto rilevante, perché sovrapponibile o addirittura migliore di quello osservato in prevenzione secondaria usando le statine per ridurre il colesterolo, oppure gli ACE-inibitori per ridurre la pressione arteriosa – afferma Enzo Bonora, past-president della Sid e primo autore dell’articolo -. Statine e ACE inibitori sono considerati farmaci salvavita e, analogamente, la visita presso il centro diabetologico dovrebbe essere a pieno titolo considerata un salvavita”.
La legge 115 del 1987 e il Piano Nazionale Diabete raccomandano che la cura delle persone con diabete comprenda anche delle visite periodiche presso i centri diabetologici. E i risultati di questo studio avvalorano questa raccomandazione. Estrapolando i risultati dell’articolo, è infatti possibile stimare che la piena applicazione del Piano Nazionale Diabete, che prevede l’integrazione dell’assistenza diabetologica con quella del medico di famiglia, porterebbe nell’arco del prossimo decennio ad evitare la morte di circa 150 mila persone con diabete (15 mila ogni anno).
Al momento, afferma il presidente Sid Giorgio Sesti, “solo la metà delle persone con diabete frequenta i centri diabetologici, ma per assistere adeguatamente i quasi 4 milioni di italiani diabetici – conclude – i centri diabetologici dovrebbero essere potenziati e riorganizzarsi per poter assistere un maggiore numero di malati”.