18 marzo 2019

Paradontite : batteri diversi proliferano nella bocca dei diabetici

DIABETOLOGIA | REDAZIONE DOTTNET | 26/02/2019

Potrebbero concentrarsi specie più aggressive per le gengive

Nella bocca (a livello gengivale) dei diabetici che soffrono di parodontite si accumulano ‘famiglie batteriche’ diverse che potrebbero essere direttamente responsabili della maggiore gravità della malattia parodontale riscontrabile spesso nei pazienti diabetici. 

È quanto evidenziato da uno studio condotto da Marco Montevecchi dell’Università di Bologna. Tale ricerca, vincitrice del premio Cattabriga della Società Italiana di Parodontologia ed Implantologia (anno 2017) e in fase di pubblicazione, ha indagato mediante analisi genetica la componente microbiologica presente nelle tasche parodontali di pazienti (in tutto 40 individui con parodontite, 20 con diabete controllato e monitorato in modo adeguato e 20 senza diabete).

“I due sottogruppi sono stati selezionati specie per quelle variabili con comprovato ruolo nell’affezione parodontale”, precisa Montevecchi. I soggetti risultavano quindi estremamente simili per età, condizioni generali di salute, abitudine al fumo e severità del danno parodontale. “La forte somiglianza tra i due gruppi di pazienti – spiega – ci ha permesso di studiare in modo più mirato le differenze del microbiota sottogengivale dei due sottogruppi attraverso le più raffinate metodiche d’analisi del Dna batterico”. 

Da pochi anni la parodontite è stata riconosciuta come una delle complicanze tipiche (la sesta) del diabete. Nel diabetico la malattia gengivale appare più grave e più frequente, specie se la malattia metabolica non è ben controllata, ovvero se il paziente ha degli sbalzi glicemici.

Con buona probabilità il diabetico soffre di forme di parodontite più gravi perché la malattia si associa a caratteristiche alterazioni del sistema immunitario, a problemi del microcircolo periferico e più in generale all’alterato trofismo sia della componente cellulare che extracellulare. Tutto ciò porta a rallentati processi di guarigione delle ferite in tutto il corpo, anche nel cavo orale, nonché a una predisposizione a processi infettivi. Si pensa, inoltre, che il difficile controllo glicemico abbia un ruolo diretto anche sulla proliferazione e selezione batterica del cavo orale (gli zuccheri sono infatti una componente nutrizionale essenziale per i batteri della bocca).

Ti piace questo post?

Altre storie

Anziani con Diabete tipo 2 – fragilità ossea.

  Diabetologia | Redazione DottNet | 21/09/2017 14:17 Lo evidenzia uno studio dell’Hebrew SeniorLife’s Institute for Aging Research, negli Usa, pubblicato sulla rivista Journal of Bone and Mineral Research Il diabete 2 può rendere gli anziani più soggetti a fratture rispetto ai coetanei, nonostante tendano ad avere una densità ossea normale...

Fand: maggiore cura per il piede diabetico DIABETOLOGIA | REDAZIONE DOTTNET | 04/05/2022 Emilio Augusto Benini: “Potenziare la sanità territoriale per i pazienti diabetici anche con figure specialistiche, come il podologo, che ancora oggi mancano nel team diabetologico” La complicanza del piede diabetico, tra le prime cause di amputazione non traumatica, da sola assorbe il 12-15 per cento delle risorse economiche destinate al diabete. Un assistito su sei andrà incontro ad un’ulcera, altri ad amputazione di gamba, che in 7 casi su 10 è preceduta da un’ulcera la cui insorgenza è tra le 2-4 volte più elevata tra i soggetti affetti da diabete mellito di tipo 2 con complicanze al piede. I costi unitari di gestione dell’ulcerazione possono andare da EUR 4.700 sino a oltre EUR 40.000, se la persona va incontro a successiva amputazione. Sono i numeri che devono accendere l’attenzione sulla cura del piede diabetico e su tutte le prestazioni specialistiche che ancora oggi non figurano nei Lea, i livelli essenziali di assistenza che il servizio sanitario nazionale deve garantire. Numeri che ricorda Emilio Augusto Benini, Presidente di Fand-Associazione italiana diabetici, la maggiore in Italia, in una lettera inviata oggi al Ministro della salute, Roberto Speranza, per sollecitare l’inserimento nei Lea delle prestazioni podologiche «affinché possa essere garantita un’assistenza omogenea su tutto il territorio nazionale». Il Presidente Fand ricorda, inoltre, che già dal 1987 la legge 115, nell’evidenziare come il diabete sia una malattia di elevato interesse sociale, ha posto la diagnosi precoce e la prevenzione, nonché la cura tempestiva, come elementi fondamentali per i quali era sin da allora indispensabile una rete assistenziale specialistica distribuita su tutto il territorio nazionale, al fine di gestirlo adeguatamente. «Per noi – sottolinea Benini – adeguatamente significa poter disporre di tutte quelle figure indispensabili e fondamentali per la cura delle persone affette da questa complicanza. Il piede diabetico, proprio per la drammaticità e la devastazione alla quale il paziente potrebbe andare incontro, necessita di tutti gli sforzi fondamentali che gli attori in campo, in primo luogo la parte istituzionale, devono necessariamente attuare per evitare non solo il dramma della complicanza, ma anche in virtù del considerevole risparmio economico ottenibile con l’impiego delle professionalità indispensabili nelle equipe diabetologiche di tutta Italia».

DIABETOLOGIA | REDAZIONE DOTTNET | 04/05/2022 Emilio Augusto Benini: “Potenziare la sanità territoriale per i pazienti diabetici anche con figure specialistiche, come il podologo, che ancora oggi mancano nel team diabetologico” La complicanza del piede diabetico, tra le prime cause di amputazione non traumatica, da sola assorbe il 12-15 per cento...

Categorie

Newsletter

Iscriviti alla newsletter.

Privacy: Acconsento al trattamento dei dati personali