I segreti del grasso ‘bruno’, protegge da obesità e diabete
DIABETOLOGIA | REDAZIONE DOTTNET | 26/08/2019
Tessuto adiposo buono filtra l’eccesso di alcuni amminoacidi
È un grasso, ma ‘buono’, che addirittura può proteggere dallo sviluppo di diabete e obesità.
Il grasso bruno, o tessuto adiposo bruno, ha dei vantaggi per la salute e i suoi segreti, che potrebbero portare allo sviluppo di nuovi farmaci, vengono svelati in uno studio della Rutgers University, pubblicato su Nature.
Abbiamo alcuni grammi di grasso bruno in aree quali collo, clavicola, reni e midollo spinale e questo grasso si attiva quando il corpo è freddo, utilizzando zuccheri e grassi dal sangue per generare calore. Lo studio ha scoperto che potrebbe anche aiutare il corpo a filtrare e rimuovere gli amminoacidi a catena ramificata dal sangue. Leucina, isoleucina e valina si trovano in alimenti come uova, carne, pesce, pollo e latte, ma anche negli integratori utilizzati da alcuni atleti e persone che vogliono costruire massa muscolare. In normali concentrazioni, questi aminoacidi sono essenziali per una buona salute.
In quantità eccessive, sono invece collegati al diabete e all’obesità.
I ricercatori hanno scoperto che le persone con poco o nessun grasso bruno hanno una ridotta capacità di eliminarne l’eccesso dal sangue e ciò può portare allo sviluppo appunto di obesità e diabete.
Lo studio ha anche risolto un mistero scientifico lungo oltre 20 anni, scoprendo una proteina che controlla la velocità con cui il grasso bruno ‘cancella’ gli aminoacidi dal sangue e li usa per produrre energia e calore.
“La ricerca – evidenzia il coautore, Labros S. Sidossis – spiega il paradosso per cui gli integratori di amminoacidi a catena ramificata possono potenzialmente giovare a coloro che hanno grasso bruno attivo, come le persone sane, ma può essere dannoso per gli altri, compresi gli anziani, le persone con obesità e con diabete”.
Uno dei prossimi passi è determinare se l’assorbimento di questi amminoacidi da parte del grasso bruno possa essere controllato da fattori ambientali – come l’esposizione a temperature leggermente fredde o il consumo di cibi piccanti – o dai farmaci.
fonte: nature