Diabete : il pasto ideale è la dieta mediterranea
Diabetologia | Redazione DottNet | 01/02/2018
Esperti, va sempre accompagnata dall’attività fisica
Un pasto ‘colorato’ da frutta e verdura, con l’olio al posto del burro, il pesce al posto della carne e tanta acqua : sono questi i suggerimenti dei medici per il pasto ideale di un malato di diabete.
Lo hanno spiegato oggi a Milano alla presentazione della campagna educativa “Hai il diabete? C’è una buona notizia per te”. Il regime alimentare ideale per un diabetico, precisa Giorgio Sesti, presidente della Società italiana di diabetologia (Sid), “è quello della dieta mediterranea, magari anche con alimenti a chilometro zero. Quindi legumi, pane e pasta integrali, perché tutto ciò che contiene fibra aiuta molto. E poi verdure, insalate e pesce”. Meglio evitare invece “la carne e il burro, da sostituire con l’olio, e fare attenzione a non esagerare con l’alcol e il sale – prosegue – Infine non abusare del caffè, che in quantità moderate ha un effetto protettivo dal diabete, ed evitare i cibi con il fruttosio”.
Tra gli altri consigli, che si possono trovare sul sito www.novitadiabete.it, anche quello di consumare molta acqua e suddividere i pasti in 5 parti durante la giornata, in modo da mantenere sotto controllo la glicemia. Tutto questo non dimenticando di svolgere attività fisica regolarmente, anche solo 20-30 minuti al giorno o 150 minuti alla settimana, evitando periodi di inattività superiori ai 2 giorni consecutivi.
E poi non dimenticare di fare controlli a piedi e vista. Una prolungata iperglicemia infatti può danneggiare i nervi e le arterie, oltre a provocare una cattiva circolazione a livello degli arti inferiori. Il rischio è di andare incontro ad un’amputazione degli arti inferiori (in Italia ce ne sono 20mila l’anno) e di soffrire di retinopatia diabetica, una complicanza che può causare un calo della vista e persino cecità.
Di Diabete in Italia soffrono 3,7 milioni di persone, ma c’è un altro milione che è malato senza saperlo, più 7 milioni sono in condizioni di prediabete, cioè a rischio di sviluppare la malattia per alcuni fattori, quali familiarità, l’uso di alcuni farmaci o avere la sindrome metabolica. Un esercito destinato ad ingrossarsi, visto che la malattia compare sempre prima, come hanno denunciato i diabetologi, presentando a Milano la campagna “Hai il diabete? C’è una buona notizia per te”.
Scopo dell’iniziativa, patrocinata dalla Società italiana di diabetologia (Sid), dall’Associazione medici diabetologi (Amd) e dalle rispettive fondazioni di ricerca, è presentare le regole per una migliore prevenzione e stile di vita, e le innovazioni per semplificare la vita quotidiana dei malati sul sito www.novitadiabete.it.
Un’esigenza, quest’ultima, molto sentita, perché il diabete inizia sempre prima. Secondo i dati dell’ultimo Rapporto Arno, il 35% dei pazienti, pari a circa un milione, è in età lavorativa, ha tra i 20 e i 64 anni di età e il 2% ha meno di 20 anni.
“Per tutte le persone attive socialmente e professionalmente – commenta Giorgio Sesti, presidente della Sid – il Diabete è un limite importante, a volte anche motivo di discriminazione sul posto di lavoro. I datori di lavoro, specie se si tratta di attività non sedentarie, considerano le persone con diabete poco affidabili”. E anche a scuola, continua Sesti, molti “insegnanti hanno problemi a gestire o riconoscere i segnali di una crisi ipoglicemica nei bambini e negli adolescenti”.
Per via degli scorretti stili di vita, aggiunge Domenico Mannino, presidente dell’Amd, “stiamo assistendo a un numero crescente di casi di diabete tipo 2 in persone sempre più giovani, soprattutto nelle città”. Avere il diabete sempre più in giovane età, ha dei costi sociali ed economici. “Ci si sente diversi dagli altri per le limitazioni e le assenze dal lavoro – conclude Mannino –
Un diabetico è più soggetto a ricoveri in ospedale, che durano più tempo, quindi con costi maggiori per il sistema sanitario”.