I danni causati dalla pressione alta a 35 anni emergono da anziani
CARDIOLOGIA | REDAZIONE DOTTNET | 26/08/2019
Controllarla da giovani protegge una volta arrivati a 70 anni
Non è mai troppo presto per iniziare a tenere sotto controllo la pressione del sangue.
I danni che l’ipertensione provoca nel “periodo critico” tra i 30 e i 40 anni, ovvero in una fase della vita in cui la demenza sembra lontanissima, possono infatti ripercuotersi quattro decenni dopo, accelerando i danni al cervello. E’ quanto dimostra uno studio pubblicato sulla rivista Lancet Neurology, Non è la prima volta che l’aumento della pressione sanguigna nella mezza età viene collegato all’aumento del rischio di demenza, ma i ricercatori hanno voluto in questo caso capire di più su quando e come ciò accada.
Per questo il team, guidato da Jonathan Schott, neurologo clinico presso l’UCL Queen Square Institute of Neurology, ha seguito di 500 persone nate nel 1946, confrontandone i valori della pressione sanguigna con i risultati delle scansioni cerebrali. I risultati mostrano che avere la pressione alta tra i 36 e i 43 anni era associato ad una accelerazione del processo di restringimento del cervello una volta arrivati intorno ai 70 anni.
Il restringimento cerebrale, precisano i ricercatori, è un processo collegato all’invecchiamento ma è più pronunciato in chi soffre di demenza vascolare. Oggi si tende a prendere sul serio l’ipertensione solo in età avanzata, ovvero quando i cambiamenti cerebrali più gravi diventano evidenti, ma tali cambiamenti, concludono i ricercatori, iniziano fino 40 anni prima nella vita e possono avere un effetto a catena sulla salute del cervello nei decenni successivi.
fonte: Lancet Neurology