18 novembre 2019

Diabete: con screening ‘intensivo’ 30% in meno di complicanze al cuore

DIABETOLOGIA | REDAZIONE DOTTNET | 17/09/2019

Uno screening intensivo abbatte del 30% le complicanze cardiovascolari (mortalità o ricoveri per infarto miocardico, ictus) e riduce di ben il 57% i ricoveri per scompenso cardiaco nei soggetti con diabete: può dunque salvare la vita e risparmiare una serie di gravi complicanze come, e a volte meglio, di un farmaco.

 E’ quanto emerge da una delle ricerche presentate dai giovani diabetologi della Societa’ italiana di diabetologia (Sid).

Lo studio, dei ricercatori dell’Universita’ di Padova, è stato presentato al Congresso dell’Associazione Europea per lo studio del diabete Easd. “Obiettivo del nostro studio – spiega Mario Luca Morieri del Dipartimento di medicina dell’Università di Padova – è stato quindi di valutare se una strategia di screening delle complicanze croniche del diabete (ossia ricerca di retinopatia, nefropatia, neuropatia e cardiopatia) eseguita in maniera intensiva con un percorso giornaliero dedicato, spesso noto come Day-Service, rispetto ad una strategia standard secondo i normali programmi di cura, avesse un impatto positivo sugli eventi cardiovascolari”.

Per raggiungere questo obiettivo sono stati analizzati i dati raccolti su oltre 5 mila soggetti seguiti tra il 2007 e il 2015 presso il Servizio di Diabetologia dell’Università di Padova. La ricerca, sottolinea, “ha evidenziato come i soggetti che avevano eseguito lo screening intensivo, avevano un rischio di eventi cardiovascolari del 30% inferiore a quello dei soggetti con screening standard. In particolar modo, lo screening intensivo si associava a marcata riduzione, circa del 57%, del rischio di essere ricoverati per scompenso cardiaco”.

Pianificare strategie di screening intensivo con esecuzione di test diagnostici nell’arco di una sola giornata sembra dunque portare dei benefici sulla salute cardiovascolare a lungo termine, rispetto all’applicazione di screening con esecuzione di visite dilazionate nel tempo. Questo studio, commenta Angelo Avogaro, direttore Unità Operativa Malattie del Metabolismo Università di Padova, “ha dimostrato l’importanza di avviare percorsi diagnostico-terapeutici per migliorare la gestione del diabete tipo 2 e per ridurre il rischio di futuri problemi cardiovascolari”.

 

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