27 febbraio 2018

Al Gemelli terapia del calore contro il diabete

Diabetologia | Redazione DottNet | 23/02/2018

Partono i test sui pazienti: coinvolta anche la clinica Humanitas

Il calore – “sparato” sulle pareti dell’intestino attraverso una tecnica endoscopica mininvasiva – può fermare il diabete, rappresentando quindi una potenziale via di guarigione definitiva e senza farmaci. Per sondare questa nuova possibilità, è partita una nuova sperimentazione clinica (di fase II) multicentrica della tecnica di “Ringiovanimento della Mucosa Duodenale, basata appunto sull’uso di energia termica per rimodellare le pareti di un tratto di intestino.  

Per l’Italia sono coinvolti il Policlinico Gemelli di Roma e l’Humanitas Research Hospital di Milano dove è attualmente in corso l’arruolamento di pazienti per la sperimentazione clinica chiamata ‘Revita 2’, che determinerà in modo inequivocabile l’efficacia di questa terapia mininvasiva anti-diabete già riconosciuta sicura per i pazienti in precedenti studi. Il diabete di tipo 2 è una malattia di proporzioni pandemiche. Si stima che ne siano affetti circa 382 milioni di persone in tutto il mondo e l’incidenza della malattia sta aumentando a un ritmo allarmante sia nei paesi occidentali sia in quelli in via di sviluppo. Solo in Italia, quasi 4 milioni di persone ne soffrono.

Si tratta di una malattia complessa la cui origine non è completamente conosciuta. Diverse ricerche hanno chiamato in causa il ruolo della mucosa intestinale, il più grande organo ‘endocrino’ che rilascia ormoni per regolare l’equilibrio del glucosio sia a digiuno che dopo i pasti.    Infatti, disfunzioni della mucosa intestinale sono risultate correlate con il diabete. Inoltre diversi studi hanno evidenziato che una dieta ipercalorica favorisce il diabete anche provocando cambiamenti nella mucosa intestinale.   Di qui l’idea di trattare il diabete agendo sulle pareti dell’intestino, come alternativa alle terapie farmacologiche, per trasformarlo da una malattia cronica a una guaribile in via definitiva.  

La procedura – che dura meno di un’ora e i pazienti sono dimessi il giorno dopo – consiste nell’inviare (tramite l’introduzione di un catetere) una dose controllata di energia termica sulla superficie della mucosa del duodeno, una parte dell’intestino, sì da ‘rigenerare’ nuova mucosa e in questa maniera modificare il rilascio degli ormoni chiave coinvolti nel diabete. Le precedenti sperimentazioni cliniche hanno dimostrato che il trattamento è sicuro e ben tollerato e che ha un impatto notevole e duraturo sulla malattia.    “I nuovi test clinici in corso (al momento sono stati arruolati 11 pazienti), serviranno a convalidarne l’efficacia dell’innovativo trattamento”, spiega Guido Costamagna, direttore dell’UOC di Endoscopia Digestiva Chirurgica del Gemelli.

“Ci auguriamo risultati definitivi degli studi entro un paio di anni”, spiega Geltrude Mingrone, Direttore dell’UOC Patologie dell’obesità del Gemelli.    Una simile strategia terapeutica potrebbe quindi portare alla regressione definitiva della malattia e divenire risolutiva, specie per quei pazienti che per svariati motivi non riescono a controllare bene il diabete o quelli su cui i farmaci oggi disponibili hanno scarso effetto. Inoltre guarire dal diabete in via definitiva significherebbe minimizzare le tante complicanze della malattia per esempio a occhi e sistema nervoso.

fonte: gemelli

Ti piace questo post?

Altre storie

Ricerca italiana: il diabete si può combattere a tavola

  DIABETOLOGIA | REDAZIONE DOTTNET | 02/08/2022 Secondo lo studio, cambiando il proprio piano alimentare sarebbe possibile, in soli 2 mesi, ridurre significativamente il grasso accumulatosi in eccesso nel pancreas e conseguentemente migliorare la produzione di insulina Una ricerca condotta dall’Unità di Diabete, Nutrizione e Metabolismo dell’Università Federico II di Napoli,...

Fand: maggiore cura per il piede diabetico DIABETOLOGIA | REDAZIONE DOTTNET | 04/05/2022 Emilio Augusto Benini: “Potenziare la sanità territoriale per i pazienti diabetici anche con figure specialistiche, come il podologo, che ancora oggi mancano nel team diabetologico” La complicanza del piede diabetico, tra le prime cause di amputazione non traumatica, da sola assorbe il 12-15 per cento delle risorse economiche destinate al diabete. Un assistito su sei andrà incontro ad un’ulcera, altri ad amputazione di gamba, che in 7 casi su 10 è preceduta da un’ulcera la cui insorgenza è tra le 2-4 volte più elevata tra i soggetti affetti da diabete mellito di tipo 2 con complicanze al piede. I costi unitari di gestione dell’ulcerazione possono andare da EUR 4.700 sino a oltre EUR 40.000, se la persona va incontro a successiva amputazione. Sono i numeri che devono accendere l’attenzione sulla cura del piede diabetico e su tutte le prestazioni specialistiche che ancora oggi non figurano nei Lea, i livelli essenziali di assistenza che il servizio sanitario nazionale deve garantire. Numeri che ricorda Emilio Augusto Benini, Presidente di Fand-Associazione italiana diabetici, la maggiore in Italia, in una lettera inviata oggi al Ministro della salute, Roberto Speranza, per sollecitare l’inserimento nei Lea delle prestazioni podologiche «affinché possa essere garantita un’assistenza omogenea su tutto il territorio nazionale». Il Presidente Fand ricorda, inoltre, che già dal 1987 la legge 115, nell’evidenziare come il diabete sia una malattia di elevato interesse sociale, ha posto la diagnosi precoce e la prevenzione, nonché la cura tempestiva, come elementi fondamentali per i quali era sin da allora indispensabile una rete assistenziale specialistica distribuita su tutto il territorio nazionale, al fine di gestirlo adeguatamente. «Per noi – sottolinea Benini – adeguatamente significa poter disporre di tutte quelle figure indispensabili e fondamentali per la cura delle persone affette da questa complicanza. Il piede diabetico, proprio per la drammaticità e la devastazione alla quale il paziente potrebbe andare incontro, necessita di tutti gli sforzi fondamentali che gli attori in campo, in primo luogo la parte istituzionale, devono necessariamente attuare per evitare non solo il dramma della complicanza, ma anche in virtù del considerevole risparmio economico ottenibile con l’impiego delle professionalità indispensabili nelle equipe diabetologiche di tutta Italia».

DIABETOLOGIA | REDAZIONE DOTTNET | 04/05/2022 Emilio Augusto Benini: “Potenziare la sanità territoriale per i pazienti diabetici anche con figure specialistiche, come il podologo, che ancora oggi mancano nel team diabetologico” La complicanza del piede diabetico, tra le prime cause di amputazione non traumatica, da sola assorbe il 12-15 per cento...

Menopausa precoce può aumentare rischio diabete 2

  Diabetologia | Redazione DottNet | 20/07/2017 14:01 È quanto emerge da uno studio olandese pubblicato sulla rivista Diabetologia Le donne che vanno in menopausa precocemente o a un’età considerata quasi normale hanno un maggiore rischio di sviluppare diabete di tipo 2 rispetto a quelle in cui ciò avviene più tardi....

Categorie

Newsletter

Iscriviti alla newsletter.

Privacy: Acconsento al trattamento dei dati personali