Più risorse per la sanità. Vero o Falso
SANITÀ PUBBLICA REDAZIONE DOTTNET | 20/11/2023
“Ma di quanti euro in più ha bisogno la sanità per poter funzionare in maniera soddisfacente? Mai sentita una proposta concreta e sostenibile”
E’ diventato il mantra di questi ultimi anni ed in particolare di questi giorni in cui la Manovra 2024 è approdata in Parlamento. Da una parte si sbandiera un congruo aumento del Fondo Sanitario Nazionale, dall’altra si dice che è solo un elemento di propaganda perché le risorse serviranno a mala pena a coprire le spese dei nuovi contratti e pagare gli aumenti tariffari legati all’inflazione. Mancano i medici solo nel servizio pubblico, mancano gli infermieri, e si cerca spesso di risolvere il problema con rimedi peggiori del male. Vedi la chiusura degli ospedali periferici per recuperare personale o affidarsi alle cooperative soprattutto nell’ambito dell’assistenza ai pazienti ospedalizzati. La favola dello struzzo che non vuol vedere quello che è chiaro a tutti. Aver chiuso gli ospedali, con i pronto soccorso annessi, i reparti di chirurgia, ortopedia, geriatria medicina interna non ha fatto altro che eliminare il filtro prezioso per i grandi ospedali che oggi devono rispondere a richieste sempre più indifferenziate.
Altro che modello Spoke e Hub. Se lo Spoke cioè il piccolo manca, l’HUB va in tilt e con quali conseguenze? Sono sotto gli occhi di tutti e sarebbe quasi monotono ripeterle. Ed allora è facile dire che le risorse sono poche e che bisogna aumentarle come se questo risolvesse il problema. Ma di quanti euro in più ha bisogno la sanità per poter funzionare in maniera soddisfacente? Mai sentita una proposta concreta e sostenibile. Probabilmente perché nessuno lo sa. Per rispondere bisognerebbe fare una analisi puntuale su cui programmare gli interventi.
ANALISI- PIANIFICAZIONE-PROGRAMMAZIONE. Non dimentichiamo che il Servizio Sanitario Nazionale a dicembre 2023 compie 45 anni. Nasce con la legge 833/78 fondata su tre principi UNIVERSALITA’ – UNIFORMITA’- SOLIDARIETA’. Una legge considerata all’avanguardia. Un modello per l’intero mondo occidentale. Corretta poi nel 92 con la aziendalizzazione, quasi stravolta nel 2001 con la regionalizzazione. Ora quale è il prossimo passo: La parola fine? Si rifletta su alcune cose che possono sembrare banali ma che forse banali non sono. La 833 nasce in un’Italia che viene furi dal boom economico, una Italia fondamentalmente giovane proiettata verso il futuro. Garantire la cura ad una società giovane è ben diverso che farlo ad una platea di anziani soprattutto se gli anni della crescita economica sono finiti. Oggi abbiamo una società di anziani, di nonni che vivono di più, molto di più rispetto al passato e questo grazie anche al Sistema Sanitario Nazionale, ma aumentando l’età aumenta la cronicità, la fragilità la malattia. Una società giovane e sana costa di meno di una società anziana e malata. E allora verrebbe da dire che il nostro Grande sistema Sanitario Nazionale avendo garantito il miglioramento della salute e l’innalzamento dell’aspettativa di vita oggi superiore agli 82 anni alla fine sta uccidendo se stesso. Sta morendo per aver raggiunto il suo obiettivo.
Ed allora forse non è solo un problema di risorse. Anche aumentarle in modo più significativo risolverebbe il problema o sarebbe un’altra toppa ad un sistema che ha bisogno di altro? Perché non ci domandiamo se questo modello di SSN dell’833 del 78, è ancora adeguato ad affrontare una popolazione che è totalmente cambiata? Un modello ospedale centrico che ha partorito la logica del SILOS dei DRG e degli accreditamenti prevalentemente chirurgici con le strutture private convenzionate aveva una logica assolutamente valida tanti anni fa ma poi! C’è voluta la Pandemia per farci capire che la popolazione anziana in ospedale non doveva assolutamente andare. Che la popolazione anziana soffre essenzialmente di malattie croniche che non vanno curate in ospedale. E ancora che le patologie croniche assorbono solo in Italia oltre il 60% dell’intero Fondo Sanitario Nazionale. Allora è una questione di risorse o di modello? Ora qualcosa può cambiare. Le risorse potranno arrivare con il PNRR. Si può ridisegnare o forse riscrivere la legge 878 in maniera moderna e prospettica. Ma siamo pronti o soprattutto lo abbiamo capito? Questa sanità territoriale concepita dal PNRR e dal DM 77 può e deve rappresentare la svolta per curare le persone e garantire agli ospedali di poter fare bene il compito per cui esistono, pubblici e accreditati auspicabilmente insieme. La paura è che case di comunità, ospedali di comunità, in cui curare e prendere in carico i pazienti possano diventare cattedrali nel grande deserto della logica che tutto cambi perché nulla cambi Ma questo purtroppo l’Italia non può permetterselo. Dopo l’analisi dello scenario presente e futuro è mandatorio pianificare e programmare come realmente si voglia cambiare il modello e non come si devono spendere i denari che arrivano. Partendo dalla ritrovata centralità del distretto, passando per quell’apporto multidisciplinare tra le varie figure anche attraverso gli strumenti della sanità digitale che le risorse del PNRR mettono a disposizione. Telemedicina, Fascicolo sanitario elettronico, Teleassistenza, Screening , se usate bene e soprattutto strutturate bene permetteranno di far partire quella medicina personalizzata che potrà assistere meglio i malati e ma soprattutto lavorare sulla prevenzione e gestione dei fattori di rischio, l’unico vero rimedio per evitare che l’aumento dell’età vada di pari passo con l’incremento delle malattie. La malattia costa la salute no.
Carlo Ranaudo
Docente Dipartimento Farmacia di Università Federico II Napoli
Docente Dipartimento Farmacia Università Degli Studi Salerno