
GIUNTA
REGIONALE
Allegato alla delibera della Giunta Regionale Toscana n°662 del
20/6/2000
DIPARTIMENTO
DEL DIRITTO ALLA SALUTE E DELLE POLITICHE DI SOLIDARIETA’
COMMISSIONE
REGIONALE PER LE ATTIVITA’ DIABETOLOGICHE
LINEE ORGANIZZATIVE ATTIVITA’ DIABETOLOGICA e PERCORSO ASSISTENZIALE PER IL
PAZIENTE CON DIABETE |
2. PAZIENTE CON DIABETE IN ETA’ EVOLUTIVA
-
La
dimensione specifica del diabete in età evolutiva
-
Obiettivi
-
Attori:
a) Pediatri di Famiglia/Medici di Medicina Generale
b) Struttura Specialistica di Diabetologia Pediatrica
c) Centro di Riferimento
d) Associazioni di Volontariato
-
Ruolo del Distretto
-
Azioni:
a) Approccio terapeutico
b) Riconoscimento
precoce delle complicanze
c )Predisposizione
cartella informatizzata
d) Individuazione
standards di autocontrollo
e) Interventi educativi
f) Monitoraggio ed
indicatori di efficacia
-
Percorso assistenziale del paziente con diabete in età
evolutiva
Conclusioni
1. La
dimensione specifica del diabete in età evolutiva.
Il Diabete Mellito (DM) dell’età evolutiva,
dall’epoca neonatale fino ai 18 anni, è quasi sempre, di tipo 1 (più
raramente può essere un DM di tipo 2 o un Maturity Onset Diabetes of the Young
o MODY). È la malattia metabolica più frequente in età pediatrica, la cui
incidenza è molto variabile nelle diverse zone del nostro Paese. Nell’età
evolutiva il DM di tipo 1, è caratterizzato da una forte instabilità e quindi
da una gestione estremamente difficile in relazione alle peculiarità
fisiologiche, psicologiche e nutrizionali tipiche dell’età. Fin dall’esordio
la malattia diabetica determina un grosso impatto psico-sociale non solo sul
bambino e/o sull’adolescente affetto ma anche sulla famiglia, sull’ambiente
scolastico ed esterno. Di qui la necessità di seguire i piccoli pazienti in
strutture altamente specialistiche, con team medico-sanitari di adeguata
preparazione specifica al fine di garantire da una parte un normale
accrescimento psico-fisico e dall’altra di impedire o almeno ritardare l’insorgenza
delle temibili complicanze micro- e macroangiopatiche. Da qualche anno, infine,
è in atto in tutto il mondo un grande impegno scientifico di ricerca nel campo
della prevenzione del diabete (depistaggio dei soggetti a rischio, diagnosi
precoce del diabete nella fase pre-clinica) che vede il nostro Paese, e la
nostra Regione in particolare, in prima linea.
In base ai dati provenienti dalla ricerca
epidemiologica effettuata dal 1991 al 1996 ad opera del Centro di Riferimento
per il Diabete dell’Età Evolutiva del Meyer nelle province di Firenze e Prato
che ha accertato una incidenza standardizzata di 10.5/100.000 nuovi casi/anno
tra i 142.000 soggetti di età compresa tra 0 e 14 anni si ipotizza che l’incidenza
regionale sia di circa 45-50 nuovi casi l’anno (su 435.621 soggetti di quell’età)
e che la prevalenza sia di circa 350 soggetti (corrispondente a circa 1
bambino/adolescente affetto ogni 1200).
Dalla stessa ricerca emerge anche che:
- l’area fiorentina, insieme alla Liguria, è tra le zone a più alta
incidenza nazionale, ovviamente dopo la Sardegna, che presenta un’incidenza
elevatissima;
- ogni anno sono previsti circa 15 nuovi casi l’anno nell’area fiorentina e
3-4 nuovi casi in ciascuna delle altre otto province
- la fascia più colpita è quella tra 5 e 9 anni;
- i maschi sono più colpite delle femmine (un rapporto di quasi 2:1);
- la tendenza è di un consistente aumento (nel ‘91-‘93 era di 9.2/100.000)
specie per le età più piccole;
- si prevede un raddoppio della prevalenza entro i prossimi 2 decenni.
Naturalmente tutti questi dati sono solo delle proiezioni ottenute dagli unici
dati certi ottenuti su 1/3 della popolazione pediatrica toscana (142.388 su
435.621 soggetti 0-14 anni) che debbono essere confermati dai dati provenienti
dal Registro Regionale previsto dal Piano Sanitario Regionale attuale.
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2. Obiettivi
L’attuale terapia del diabete giovanile si
articola su insulina, alimentazione corretta, autocontrollo, attività fisica,
supporto psicologico, al fine di:
I. Ottimizzare il controllo glicemico mantenendo valori medi di HbA1c < 8.1%
(metodica DCCT);.
II. prevenire o ritardare l’insorgenza delle complicanze e rallentarne l’evoluzione;
III. ottenere un regolare accrescimento staturo-ponderale e un normale sviluppo
psichico;
IV. favorire l’adattamento del paziente e della sua famiglia al nuovo modello
di vita imposto dalla malattia.
Le peculiarità fisiologiche, psicologiche e
nutrizionali proprie dell’età evolutiva rendono particolarmente difficile la
realizzazione di questi obiettivi. Di qui la necessità
che il bambino e l’adolescente con diabete mellito siano seguiti in ambito
pediatrico da un team curante con formazione specifica e debbano essere
ricoverati in caso di necessità in strutture pediatriche. Solo questo ambito è
inoltre in grado di soddisfare le necessità di umanizzazione articolate in
informazioni, solidarietà, accoglienza e supporto psicologico.
E’ importante quindi rivolgere l’attenzione
agli standards assistenziali che possono costituire la base per uniformare ed
equilibrare l’assistenza ai bambini ed agli adolescenti con diabete mellito su
tutto il territorio regionale, nonché agli interventi di predizione della
malattia stessa nelle popolazioni considerate a rischio.
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3. Attori
a). Pediatra
di famiglia/ Medico di Medicina Generale
La necessità di restituire al più presto il giovane con diabete al suo
ambiente territoriale impone di definire in modo corretto i rapporti con i
Pediatri/Medici di Medicina Generale e i Medici operanti sul territorio. Prima
della dimissione dall’ospedale del giovane con diabete, il Pediatra
diabetologo deve stabilire un contatto con il curante del paziente per
concordare la partecipazione attiva al trattamento. Indispensabile fornire al
medico di libera scelta un accesso telefonico diretto per le eventuali
consulenze. Infine, sarà compito del Servizio Diabetologico Pediatrico
promuovere l’aggiornamento sul diabete in età pediatrica per gli operatori
sanitari.
b). Struttura specialistica di
Diabetologia Pediatrica
Il Servizio di Diabetologia Pediatrica utilizza le risorse professionali
(assistente sanitaria, assistente sociale, psicologi, pedagogisti, dietiste)
già esistenti sul territorio allo scopo di fornire al bambino e all’adolescente
con diabete e alla sua famiglia gli adeguati supporti nell’ambito familiare,
scolastico e sociale. Le strutture specialistiche di secondo livello sono
sezioni delle unità operative di pediatria ospedaliere o territoriali, in
numero congruo rispetto alll’esigenza di garantire adeguata e qualificata
assistenza, sulla base della densità della popolazione e delle caratteristiche
epidemiologiche e geo–morfologiche della Regione. Tali strutture operano a
livello preventivo, diagnostico, terapeutico e educativo in stretta
collaborazione e con la coordinazione della struttura specialistica di secondo
livello (Centro regionale di Riferimento). Sono gestite da un pediatra con
documentata esperienza diabetologica. Il personale medico e non medico di tali
strutture è individuato nell’ambito della unità operativa presso la quale la
sezione è istituita , per la cui dotazione organica la Azienda sanitaria dovrà
tenere conto del numero dei pazienti assistiti
Le Strutture di Diabetologia Pediatrica si fanno carico di organizzare nel
miglior modo possibile il passaggio del paziente al Servizio di Diabetologia
dell’adulto secondo modalità predefinite e concordate al fine di garantire la
continuità assistenziale in accordo con le linee guida nazionali. Le
indicazioni per l’effettuazione pratica del passaggio saranno elaborate
successivamente da un apposito gruppo di studio della Commissione Regionale per
le Attività Diabetologiche.
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c. Centro di Riferimento
Le struttura specialistica di terzo
livello, il Centro Regionale di Riferimento per il Diabete dell’Età
Evolutiva, dotato di posti letti autonomi per ricovero in regime ordinario oltre
che di Day Hospital, svolge le attività previste per le strutture
specialistiche di secondo livello; partecipa ai programmi di ricerca e a
indagini epidemiologiche, e li coordina, al fine di pianificare l’assistenza e
gli interventi mirati di politica sanitaria a livello regionale e nazionale;
fornisce il supporto tecnologico per attuare i programmi di prevenzione,
diagnosi e cura delle complicanze acute e croniche; organizza la formazione e l’aggiornamento
continuo degli operatori sanitari pediatrici nonché l’istruzione agli utenti
anche con iniziative residenziali; coordina il Registro Regionale; mette in atto
la migliore strategia di laboratorio e clinica per la predizione del diabete
mellito nelle seguenti popolazioni ritenute a rischio: 1) parenti di 1° grado
di pazienti con diabete mellito tipo 1; 2) soggetti con iperglicemia
occasionale; 3) soggetti con endocrinopatie autoimmuni. Tutti i soggetti
sottoposti a screening è auspicabile che confluiscano in un registro nazionale
gestito dalla SIEDP. Ogni intervento di terapia preventiva dev’essere
praticato nel rispetto delle leggi vigenti; con il consenso informato dei
genitori, per i soggetti minorenni, e dei pazienti stessi, se maggiorenni; e con
l’approvazione del comitato etico di riferimento. Sono da evitarsi gli
interventi preventivi isolati, mentre sono da preferirsi quelli facenti parte di
progetti policentrici, nazionali o internazionali.
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d. Associazioni di Volontariato
Le Associazioni di volontariato collaborano con le
Strutture di Diabetologia Pediatrica all’educazione dell’autocontrollo ed
autogestione del paziente con diabete, alla divulgazione della corretta
conoscenza della patologia a livello sociale ed alla verifica della qualità del
servizio.