2° SEMINARIO DI AGGIORNAMENTO PER
GIOVANI DIABETICI
16 - 19 SETTEMBRE 1992 - Hotel l'Approdo - Castiglione della Pescaia -
Grosseto
LEZIONE DEL Dr
MARTINUCCI del CENTRO REGIONALE DI RIFERIMENTO DIABETE GIOVANILE
Ospedale Meyer - USL 10/E
Sez.Aggregata - Clinica Pediatrica I° -
Firenze
LE EMERGENZE NELL'IDDM
(Parpagnoli M., Fasulo A.,
Medici A., Petralli S., Toni S., Martinucci M.)
Si distinguono in base
all'effetto sul controllo glicometabolico:
EMERGENZE IPERGLICEMICHE
|
1) ERRORI:
| 2) STRESS: |
A - NELLA TERAPIA INSULINICA
- DI GIUDIZIO:
- sottostima
- dimenticanza (voluta o no)
- DI PREPARAZIONE
- DI SOMMINISTRAZIONE:
- incidenza ago
- perdita di insulina
- mancato funzionamento
-
di penna o pompa
B - DI ALIMENTAZIONE
| A - FISICI:
- malattie infettive intercorrenti
- traumi
- interventi chirurgici
B - PSICOLOGICI:
- prelievi
- impegni scolastici e di lavoro
- problemi relazionali
|
EMERGENZE IPOGLICEMICHE
|
1) ERRORI:
| 2) STRESS: |
a)
DI GIUDIZIO:
b) DI PREPARAZIONE:
c) DI SOMMINISTRAZIONE:
d) DI ALIMENTAZIONE:
|
a) FISICI:
b) PSICOLOGICI
|
LO STRESS
La risposta allo stress è una risposta di difesa dell'organismo di
fronte a situazioni di pericolo esterne.
La risposta è unica di fronte alle aggressioni più diverse, sia fisiche che
psicologiche, e comporta l'attivazione di un sistema di risposte in cui entrano
in gioco anche i cosiddetti or-moni dello stress. Questi ultimi sono le
catecolamine (adrenalina e noradrenalina) , il cortisolo, e anche se in misura
minore e più tardiva, il glucagone e l'ormone della crescita, cioè gli or-moni
iperglicemizzanti o controregolatori. Nel soggetto non IDDM l'aumento di
questi ormoni è controbilanciato da un parallelo au-mento dell'insulinemia, per
cui non si ha iperglicemia ma casomai solo una situazione di temporanea
intolleranza glucidica. Nell'IDDM l'aumento in circolo degli ormoni
controregolatori non può essere compensato da un parallelo aumento
dell'insulina endo-gena, per cui si ha un aumento del fabbisogno insulinico. Se
questo non viene previsto e adeguatamente compensato aumentando la
somministrazione di insulina esogena si ha aumentato catabolismo proteico,
gluconeogenesi, lipolisi e chetogenesi e quindi, in ul-tima analisi iperglicemia
e chetosi.
LE MALATTIE INTERCORRENTI
Le malattie infettive intercorrenti sono spesso ancor oggi considerate
con particolare timore per 2 fondamentali motivi:
1) E' opinione diffusa che il diabetico sia più soggetto rispetto al resto
della popolazione alle infezioni intercorrenti;
2) L'infezione, soprattutto se dura qualche giorno può de-terminare
scompenso e instabilità.
- 1) A proposito della maggiore suscettibilità alle infezioni, vanno chiariti
alcuni punti:
a) studi immunologici hanno effettivamente evidenziato una serie di anomalie
della funzione immunitaria in vitro, ma le rea-li conseguenze cliniche di queste
non sono chiare,
b) in ragazzi IDDM non è mai stata dimostrata una maggiore incidenza di
malattie infettive rispetto ai coetanei;
c) è possibile che certe complicanze infettive siano più frequenti nel
diabetico adulto, soprattutto nell'anziano, per la coesistenza di altre
complicanze croniche ( patologia vascolare, neuropatia diabetica) , a loro volta
legate al grado di compenso metabolico mantenuto negli anni.
- 2) Per quanto riguarda il rapporto infezioni / instabilità del
diabete è indubbio che la malattia infettiva, in quanto stress, può
determinare uno scompenso e che, nelle sue forme persisten-ti, può comportare
un certo grado di instabilità. E' vero anche però che il problema è
facilmente risolvibile trattando efficace-mente l'infezione e adeguando lo
schema di terapia insulinica.
Nei ragazzi con IDDM è inoltre opportuno prendere tutte le misure preventive
del caso che sono soprattutto l' igiene perso-nale , in particolare del piede e
del cavo orale, e le vaccina-zioni.
Misure preventive
a) L'igiene personale
Per evitare le complicanze agli arti inferiori ( piede dia-betico) , il
bambino diabetico deve essere educato fin dall'ini-zio della malattia a curare
costantemente e con particolare at-tenzione l'igiene del piede. Per quanto
riguarda l'igiene del ca-vo orale si ricorda che le malattie a cui si può
andare incontro sono le stesse della popolazione generale ( soprattutto carie e
parodontopatie), a cui però il diabetico è più sensibile soprat-tutto per le
particolari modificazioni di quantità e qualità del secreto salivare. Valgono
quindi le comuni norme di profilas-si: pulizia dentale, fluoroprofilassi,
controlli odontoiatrici semestrali.
L'odontoiatra deve essere al corrente della malattia per po-ter controllare
eventuali crisi ipoglicemiche durante la seduta. Non esiste una maggior tendenza
del diabetico al sanguinamento. Non esistono controindicazioni all'uso dei
comuni anestetici locali, il cui uso oltretutto, riducendo il dolore, riduce
anche lo stress e l'iperglicemia conseguente.
b) Le vaccinazioni
Non esistono particolari problemi per il giovane diabetico, che seguirà
quindi il calendario vaccinale ufficiale. Alle vacci-nazioni obbligatorie sarà
bene aggiungere quella contro morbillo, rosolia e parotite e, con cadenza
annuale, quella anti-influenza-le. E' comunque preferibile praticare la
vaccinazione in un pe-riodo di buon controllo della malattia e in sedi diverse
da quel-le di inoculo dell'insulina.
Misure terapeutiche
Anche se le malattie infettive, lo ribadiamo, non colpiscono con
particolare frequenza il bambino diabetico, comportano tutta-via qualche
precauzione aggiuntiva e, in genere, un aggiustamento transitorio della terapia
insulinica.
Non esistono controindicazioni all'impiego dei comuni anti-biotici e
antipiretici, anche se va ricordato che :
- a) alcune sostanze, per esempio alcuni antibiotici della classe delle
cefalosporine, possono dare glicosurie falsamente positive;
- b) in alcuni preparati del commercio è presente zucchero co-me dolcificante;
ne va quindi limitato l'uso a periodi brevi e a piccole quantità;
- c) in ragazzi con nefropatia clinica anche solo iniziale è controindicato
l'uso di antibiotici nefrotossici;
- d) non è controindicato l'uso di cortisonici, purché si tengano presenti da
un lato la loro reale necessità ( per es. in caso di attacco d'asma grave) e
dall'altro il conseguente aumento del fabbisogno insulinico ( il cortisolo è il
principale ormone prodotto dall'organismo in caso di stress) .
In generale i fenomeni che si verificano più frequentemente nelle infezioni
intercorrenti sono una tendenza alla iperglicemia e alla chetosi e quindi un
conseguente aumento del fabbisogno in-sulinico. E' quindi utile cercare di
prevenire questi fenomeni fin dall'inizio della malattia:
- a) aumentando subito le dosi di insulina; in linea di massi-ma in bambini al
di sotto dei 5 anni che pratichino 2 iniezioni al giorno di una miscela di
insulina pronta e intermedia si au-menta ciascuna delle 4 dosi di insulina di 1
unità fin dal primo giorno di malattia. nei bambini più grandi e negli
adolescenti l'aumento può essere di 2 -4 unità e deve comunque essere
adatta-to all'evoluzione del compenso metabolico (Tab.3).
- b) monitorizzando con sufficiente frequenza glicemie e gli-cosurie per
aumentare se necessario anche la frequenza delle som-ministrazioni, passando per
esempio da 2 somministrazioni R + I al mattino e alla sera a 4 somministrazioni
R + R + R prima dei pasti e I la sera prima di andare a letto. Il frequente
monito-raggio glicemico serve anche per evitare di esagerare con questi aumenti
e per poter ridurre altrettanto rapidamente le dosi di insulina al momento della
guarigione.
Tab. 3 - Linee di comportamento per adattare la terapia insulinica in corso di infezione acuta
Iperglicemia, glicosuria e chetonuria evidenziate al momento dell'iniezione :
- aumentare la dose abituale di insulina rapida di 2- 4 unità,
- controllare a intervalli di 3 - 4 ore glicemia, glicosuria e chetonuria,
- iniettare estemporaneamente 2 unità di insulina rapida fino alla scomparsa di chetonuria e glicosuria.
Iperglicemia, glicosuria e chetonuria evidenziate occasionalmente:
- iniettare estemporaneamente 2- 4 unità di insulina rapida e continuare come sopra.
A volte la malattia intercorrente si può accompagnare a difficoltà ad
alimentarsi per la presenza di anoressia, nausea o vo-mito. In questo caso è
necessario assicurare almeno la sommini-strazione frazionata in piccole dosi di
bevande zuccherate (The, camomilla, succhi di frutta) per evitare il rischio di
ipoglice-mie. Se i sintomi compaiono prima della somministrazione di insu-lina e
in assenza di glicosuria, è prudente rinviare la sommini-strazione e diminuire
la dose di insulina di almeno 1 unità per ora di ritardo. Se il vomito si
protrae e rende impossibile l'as-sunzione di liquidi può divenire necessario un
breve ricovero per continuare la terapia insulinica sotto sorveglianza medica e
som-ministrare endovena liquidi, elettroliti e glucosio.
GLI INTERVENTI CHIRURGICI
Gli interventi chirurgici rappresentano una situazione di stress:
quindi la risposta all'intervento chirurgico è una rispo-sta aspecifica allo
stress, la cui entità dipende dal diverso ti-po di intervento ( Tab.1) e da
eventuali fattori aggiuntivi (Tab.2), il principale dei quali è rappresentato
dall'anestesia.
Tab. 1 - Effetto dei diversi tipi di intervento sul controllo glicometabolico
LIEVE |
MARCATO |
SEVERO |
Chirurgia di superficie
Piccola chirurgia |
Chirurgia addominale e toracica |
Chirurgia cardio-polmonare |
Tab.2 - Altri fattori aggiuntivi
- Infusione di glucosio
- Farmaci iperglicemizzanti (catecolamine, cortisonici, glucagone)
- Anestetici
L'effetto iperglicemizzante degli anestetici da soli è minimo rispetto a
quello dell'intervento; non solo, ma alcuni tipi di anestesia, come quella epidurale, che diminuiscono i livelli
circolanti di
cortisolo, GH e ormoni tiroidei, sono da prendere in considerazione per esempio
per un cesareo in ragazze con IDDM.
La strategia terapeutica da attuare in caso di intervento programmabile, non
urgente, in un ragazzo con IDDM è una strate-gia di cura prima, durante e dopo
l'intervento. Dove possibile (ricovero nello stesso ospedale), è preferibile
che sia il team competente in IDDM a concordare con gli anestesisti e i
chirurghi la terapia.
Obiettivi della terapia PRE E POST INTERVENTO
1 ) Spiegare e rassicurare
2 ) Ottimizzare il controllo metabolico per evitare iper o ipoglicemie attraverso:
- - regime insulinico
- - automonitoraggio
- - rinforzo educazione
4 ) Stabilire e ridurre i fattori di rischio:
- obesità
- fumo
- terapia con contraccettivi orali
- neuropatia autonomica
- diminuita funzionalità renale
- patologia vascolare
- neuropatia periferica
- retinopatia
5 ) Stabilire il fabbisogno insulinico intraoperatorio in modo da ottimizzare, attraverso un'adeguata insulinizzazione la guarigione delle ferite e la risposta
alle infezioni.
Spesso il primo fattore di stress e quindi di alterazione dell'equilibrio
metabolico è proprio la paura dell'intervento stesso; parlarne insieme può
quindi essere già una prima, utile misura preventiva.
Come in tutte le situazioni di destabilizzazione dell'e-quilibrio il primo
provvedimento utile è quello di riprendere le fila del
controllo,preferibilmente attraverso glicemie di suffi-ciente quantità ( almeno
4 al giorno ) e qualità. Dove serve, nel corso della chiacchierata sulla
"paura " dell'intervento, sarà utile rinfrescare alcune nozioni di
autogestione del diabete.
Nel periodo preoperatorio è preferibile instaurare un regime insulinico in 4 somministrazioni ( R + R + R + I ), più
maneggevole e sospendere, nei pazienti che ne fanno uso, l'ul-tralenta almeno
una settimana prima dell'intervento.
Durante l'operazione la somministrazione di insulina in in-fusione
endovenosa, associata all'infusione di glucosata, è da preferire alla
sottocutanea per numerosi motivi.
Svantaggi della somministrazione intraoperatoria sottocutanea di insulina
L'assorbimento sottocutaneo :
- 1) Non è costante : si ha un picco di assorbimento seguito da un lento
declino ;
- 2) E' erratico : dipende dal flusso sanguigno, a sua volta influenzato dalla
riduzione della temperatura corporea, che si ha con la caduta della gittata
sistemica ottenuta durante l'intervento;
- 3) Non è flessibile: una volta praticata l'iniezione la terapia non può
più essere modificata.
Sarà inoltre preferibile programmare l'operazione al mattino presto ( per
avere poi tutta la giornata a disposizione per even-tuali correzioni metaboliche
e aggiustamenti terapeutici), a di-giuno e senza somministrare la dose di
insulina prima di colazio-ne.
Un'adeguata insulinizzazione è fondamentale anche per il decorso post
operatorio : oggi infatti solo in caso di diabete mal controllato si può andare
incontro ad una sovrainfezione bat-terica o fungina oppure avere un difficile
risarcimento della fe-rita.
LE IPOGLICEMIE
Le ipoglicemie rappresentano un evento frequente e ben noto ai ragazzi
con IDDM e alle loro famiglie. E' noto anche come sia possibile interromperne
facilmente la progressione , riconoscen-dole tempestivamente, mettendosi a
riposo e assumendo zuccheri addizionali. Tuttavia esse rimangono un evento che
preoccupa un po' tutti, ragazzi, genitori e perfino medici. Su questo timore
possono instaurarsi circoli viziosi.
Si è detto che il riconoscimento tempestivo dei sintomi di ipoglicemia è la
maggiore e più efficace difesa contro i problemi di tipo nervoso conseguenza
dell'ipo. E in effetti la maggior parte dei ragazzi avverte l'episodio e
manifesta i segni e i sin-tomi della neuroglicopenia e della attivazione
autonomica.
Tuttavia i bambini più piccoli possono avere difficoltà ad interpretarli:
questo costringe i genitori ad un'attenta sorve-glianza per scoprire
tempestivamente modificazioni fisiche o dell'umore e del comportamento dei loro
figli.
Inoltre i ragazzi che da più tempo hanno diabete possono perdere la più
fine sensibilità a riconoscere i primi segni di ipoglicemia: non potendo
intervenire tempestivamente, anche que-sti pazienti possono incorrere in episodi
ipoglicemici più impor-tanti.
Nel timore di non saper riconoscere e curare tempestivamente un'ipo genitori
e i ragazzi possono decidere di evitarla mante-nendo glicemie notevolmente più
alte di quelle considerate otti-mali, anche per anni, a scapito di un buon
controllo. Questo può così ripercuotersi sulla vita da adulti in termini di
maggior probabilità di complicanze croniche.
Molti ragazzi assumono un comportamento opposto al preceden-te e considerano
le ipoglicemie lievi una normale conseguenza del loro diabete e quindi una parte
integrante della vita quotidiana, a cui non fare caso. Spesso siamo proprio noi
medici ad avvallare questo comportamento, altrettanto sbagliato, con il recente
indi-rizzo terapeutico intensificato, che ricerca un controllo metabo-lico molto
stretto.
Un discorso a parte meritano le ipoglicemie notturne, che sono le
ipoglicemie che possono più facilmente passare inosser-vate e quindi durare un
po' più a lungo. Generalmente i sintomi iniziali svegliano direttamente il
ragazzo. Se questo non succede sono le manifestazioni successive che mettono in
allarme i geni-tori e questi svegliano il ragazzo. Comunque l'ipoglicemia dà
se-gnali di se al ragazzo stesso o agli altri, permettendone l'in-te-rruzione.
Si deve ricordare sempre, come si vede dagli eventi che ne costituiscono la
fisiopatologia, che l'ipoglicemia è una manifestazione autolimitantesi per
natura.
L'unico caso in cui l'ipoglicemia può dare conseguenze gravi è quello
in cui si faccia uso o abuso di alcool. Ma questo è va-lido per tutti !
Comunque l'ipoglicemia va corretta. E' preferibile verifica-re prima di
essere veramente in ipoglicemia : tuttavia in caso di emergenza qualsiasi
sensazione sospetta va considerata, nel dub-bio, un'ipo. Vanno curate anche le
ipoglicemie lievi : spesso in-fatti molti medici adottano un comportamento del
tutto illogico, oltrechè dannoso per il ragazzo, dando estrema importanza alle
ipo più impegnative e trascurando del tutto quelle lievi.
Terapia delle ipoglicemie lievi
Senza dubbio il modo più giusto di correggere l'ipoglicemia il più
velocemente possibile è quello di somministrare lo zucche-ro che circola
normalmente nel sangue, cioè il glucosio. In pra-tica però si usano spesso
zuccheri diversi, per problemi di più facile reperibilità o assunzione, oppure
per situazioni contin-genti (es. lo zucchero da cucina si trova in qualunque
bar).
E' stata studiata l'efficacia di alcuni cibi usati comune-mente per
correggere l'ipoglicemia, determinando, in corso di i-poglicemia, la glicemia
dopo 20 minuti dall'assunzione di 20 gr di zuccheri diversi, rispettivamente
latte (lattosio) , succo d'arancio (fruttosio e glucosio) o tavolette di
glucosio. E' sta-to visto che la risposta glicemica alle tavolette di glucosio
è significativamente maggiore di quella al latte o al succo di a-rancia;
tuttavia un incremento glicemico significativo non si ha mai entro i primi 10
minuti ed il picco glicemico avviene circa 40 minuti dopo l'ingestione di
zuccheri. La risposta a 20 gr di zuccheri sotto forma di latte è minima e
quella a 40 gr in for-ma di succo di arancia pari a quella a 20 in forma di
tavolette di glucosio, ma con un picco glicemico ritardato (dopo 45-50 mi-nuti).
La risposta dieci minuti dopo l'ingestione di 20 gr di tavolette di glucosio è
maggiore anche di quella ad un'analoga quantità di tavolette di zucchero comune
(saccarosio).
Raccomandazioni per la terapia delle ipoglicemie lievi
1) Tavolette di glucosio del commercio (10-20 gr), per la ripresa immediata della glicemia, seguite da:
2) 10-20 gr di zuccheri a più lento assorbimento, come per esempio pane , per prevenire il ricorrere della caduta
glicemica
Terapia delle ipoglicemie severe
Le ipoglicemie importanti con perdita di coscienza e/o con-vulsioni
necessitano sempre della terapia parenterale: infatti il glucosio non ha un
assorbimento immediato nè attraverso la mucosa orale nè attraverso quella
rettale. La somministrazione endovenosa di glucosio necessita però di
un'assistenza professionale specializzata.
Se si confronta l'uso del glucagone i.m. (1 mg) con quello del glucosio e.v.
(25 g ) nella terapia delle ipoglicemie gravi in pazienti IDDM giunti in
ospedale, si vede come il profilo gli-cemico sia migliore e la ripresa più
rapida (di circa 2 minuti e mezzo) dopo somministrazione di glucosio e.v.
Tuttavia questa differenza è controbilanciata dalla facilità di
somministrazione (il glucagone via i.m. o anche s.c. ha lo stesso effetto che
via e.v.) e dalla scarsità di effetti collaterali sia locali che si-stemici del
glucagone i.m.
La somministrazione di glucagone deve rimanere unica e non deve essere
ripetuta, anche in caso di mancata risposta : infatti
le concentrazioni plasmatiche di glucagone si mantengono costanti per almeno
30 minuti e la mancata risposta è probabilmente dovuta all'esaurimento delle
scorte epatiche di glicogeno, il che rende inutile l'uso del glucagone. Non
solo, ma i suoi effetti collate-rali (nausea e vomito) sembrano essere dose
dipendenti: infatti sono maggiori in bambini molto piccoli o che abbiano
ricevuto do-si maggiori di glucagone. Infine, dal momento che dosi di gluca-gone
maggiori di quella standard impiegata non hanno un'efficacia clinica maggiore,
questa è un'ulteriore ragione per evitarne la somministrazione ripetuta.
Il glucagone quindi per la sua somministrazione i.m. ha il grosso vantaggio
di poter essere somministrato dai familiari del ragazzo, risparmiando così
tempo prezioso. Per facilitare ulte-riormente i familiari è stato approntato un
dispositivo per la somministrazione intranasale del glucagone; con questo
dispositi-vo una dose intranasale di 2 mg è pari a quella di 1 mg i.m. , è
efficace anche se nella metà dei casi in genere i pazienti star-nutiscono e non
presenta effetti collaterali gastrointestinali.
Raccomandazioni per la terapia delle ipoglicemie gravi
Fuori dall'ospedale
- Bambini sotto i 10 anni : 0.5 mg di glucagone i.m. o s.c. (1/2 dose del kit di emergenza)
- sopra i 10 anni : 1.0 mg di glucagone i.m. o s.c.
Se non risponde passare al glucosio e.v.
In ospedale
- Staff esperto:
- Bambini sotto i 10 anni : 10 g glucosio/ destrosio e.v.
- sopra i 10 anni
: 25 g glucosio/ destrosio e.v.
- Staff meno esperto:
- glucagone i.m. ( non viene perso tempo nel tentativo di inserire un'agocannula
e.v.)
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