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REGIONE LAZIO - Linee guida di assistenza al bambino e adolescente con diabete di tipo 1 |
LEGISLAZIONE
LAZIO PER IL DIABETE |
ATTIVITÀ FISICA E DIABETE L'attività fisica, insieme con la terapia insulinica e l'alimentazione, è considerata una delle variabili che possono influenzare in modo decisivo l'equilibrio metabolico. Un esercizio fisico moderato e costante è sempre consigliato ad un bambino o ad un ragazzo con diabete, mentre un'attività fisica intensa o uno sport a livello agonistico richiede un controllo metabolico più stretto ed opportune modifiche del trattamento insulinico. Tranne rare eccezioni, nessun tipo di sport è precluso ai giovani con diabete, purché non sia pericoloso (alpinismo, paracadutismo, automobilismo, motociclismo, ecc.) e sia una libera scelta. Soprattutto se si ottengono prestazioni agonistiche a livello di eccellenza, come avviene ed è avvenuto per alcuni atleti con diabete tipo 1 (nel calcio, nell'atletica leggera, ecc.), lo sport aumenta la sensazione di benessere fisico, il senso di autostima, la volontà di misurarsi con se stessi e con gli altri, senza avvertire la diversità. Perché tutto questo avvenga, occorre aiutare il ragazzo con diabete ad evitare i rischi legati all'attività fisica (soprattutto l'ipoglicemia), insegnandogli come modificare la terapia insulinica e la dieta nelle diverse situazioni. L'esercizio fisico deve essere eseguito quando è presente insulina in circolo. Questa è una condizione indispensabile per l'utilizzazione del glucosio da parte dei muscoli. In caso contrario, infatti, vi è il rischio, durante e dopo l'esercizio, di un'iperglicemia associata a chetonemia, glicosuria e chetonuria. Questo avviene per un'aumentata produzione di ormoni controregolatori, per una maggiore produzione epatica di glucosio e per una mobilizzazione ed utilizzazione dei grassi con sviluppo di corpi chetonici. L'attività fisica deve essere possibilmente programmata, costante ed abituale, in modo che si possa diminuire la quantità di insulina prima, introdurre carboidrati a rapido assorbimento prima e durante, e carboidrati a lento assorbimento dopo l'esercizio fisico, sulla base dei controlli della glicemia e delle esigenze metaboliche. Chi pratica sport a livello agonistico, con allenamenti quotidiani e gare una o più volte la settimana, ha un miglioramento della sensibilità insulinica sia a livello muscolare che epatico. Questo comporta un maggior rischio di ipoglicemia sia durante l'attività fisica che a distanza di diverse ore (fino a 8-12) dal suo termine (ipoglicemia tardiva). È quindi fondamentale informare ed istruire a prevenire tali situazioni, modificando la terapia insulinica, scegliendo la giusta sede di iniezione, intensificando il controllo metabolico ed introducendo una maggiore quantità di carboidrati dopo l'esercizio fisico per ripristinare le riserve di glicogeno epatico e muscolare. Per le certificazioni che occorrono, è necessario sapere che la malattia diabetica, priva di complicanze invalidanti, non costituisce ostacolo al rilascio del certificato di idoneità fisica per l'attività sportiva a carattere non agonistico (art. 8 legge 115, 1987). Il certificato riguardante l'attività agonistica deve invece essere rilasciato dal diabetologo curante che attesti lo stato di malattia diabetica ben compensato, con ottimo controllo metabolico. Esistono in Italia e all'estero delle Associazioni che si interessano e si prendono cura degli atleti con diabete che praticano attività agonistica, sia da un punto di vista medico che sociale (ANIAD, Associazione Nazionale Italiana Atleti Diabetici), organizzando corsi di istruzione individuali e di gruppo, gare tra atleti diabetici e non diabetici. |
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