REGIONE LAZIO - Linee guida di assistenza al bambino e adolescente con diabete di tipo 1

LEGISLAZIONE LAZIO PER IL DIABETE
punto elenco PRESENTAZIONE
punto elenco A) IL DIABETE NEL BAMBINO E NELL'ADOLESCENTE
punto elenco  Definizione
punto elenco Epidemiologia
punto elenco Diagnosi e sintomatologia
punto elenco Classificazione
punto elenco Criteri diagnostici
punto elenco Storia naturale e patogenesi dei diabete tipo 1A (autoimmune)
punto elenco Terapia con insulina
punto elenco Monitoraggio del controllo metabolico
punto elenco Alimentazione
punto elenco Educazione
punto elenco Chetoacidosi diabetica
punto elenco Malattie intercorrent
punto elenco Ipoglicemia
punto elenco Gestione del paziente diabetico che richiede un intervento chirurgico
punto elenco Il diabete nelle varie età
punto elenco Complicanze tardive (retinopatia, nefropatia, neuropatia)
punto elenco B) ORGANIZZAZIONE, FUNZIONE E COMPITI DEI SERVIZI DI DIABETOLOGIA PEDIATRICA
punto elenco Standards di assistenza (ricovero alla diagnosi, day-hospital, telephone care)
punto elenco Educazione iniziale/successiva/visita controllo:
punto elenco Passaggio dell'adolescente al centro diabetologico per adulti
punto elenco Predizione e possibilità di prevenzione
punto elenco C) ASPETTI SOCIALI CHE CONCORRONO A MIGLIORARE LA GESTIONE DEL BAMBINO DIABETICO
punto elenco Problemi sociali e diabete
punto elenco Scuola e diabete
punto elenco Attività fisica e diabete
punto elenco Supporto psicosociale
punto elenco Associazioni di Volontariato
punto elenco CONCLUSIONI

EPIDEMIOLOGIA
INCIDENZA
Lo studio Eurodiab ACE, che ha coinvolto 24 regioni d'Europa ed al quale ha partecipato anche la Regione Lazio, ha fornito i dati di incidenza del diabete di tipo 1, consentendo una stima precisa del numero reale dei casi affetti da diabete di tipo 1.
Da tale studio, effettuato su una popolazione pediatrica al di sotto ai 15 anni, si è potuto dimostrare, dato poi confermato negli anni, che in Europa esiste un gradiente Nord-Sud, per quanto riguarda i casi pediatrici colpiti dalla malattia; la maggiore incidenza è nei Paesi Scandinavi (incidenza più elevata in Finlandia: 43 casi/100.000/anno) ed una minore incidenza si riscontra invece nel Nord della Grecia. A questo fa eccezione l'isola della Sardegna (30 casi/100.000/anno), seconda solo alla Finlandia per la più alta incidenza della malattia nel mondo. Nel Lazio l'incidenza varia da 8 a 10 individui di età inferiore a 15 anni/100.000/anno; l'età più colpita è quella tra i 10 e i 14 anni, ma con una tendenza negli ultimi anni ad un aumento della diagnosi in età precoce (0-5 anni) per circa il 15% dei casi totali. Ogni anno nella Regione Lazio si riscontrano tra 75 e 85 nuovi casi di diabete in età pediatrica, che per la maggior parte afferiscono già alla diagnosi presso i Servizi di Diabetologia Pediatrica di Riferimento (Ospedale "Bambino Gesù" sede di Roma e di Palidoro, Clinica Pediatrica del Policlinico Umberto I, Clinica Pediatrica del Policlinico Gemelli, Clinica Pediatrica di Tor Vergata). Attualmente (anno 2001), presso questi Centri di Riferimento sono seguiti in totale circa 800 ragazzi affetti da diabete di tipo I al di sotto dei 15 anni residenti nella Regione Lazio e 200 provenienti soprattutto dal Sud d'Italia e dalla Sardegna. La maggior parte di questi pazienti sono seguiti periodicamente ogni 2-3 mesi sia in regime di Day-Hospital che con visite ambulatoriali.
FATTORI AMBIENTALI
La variazione complessiva di incidenza, riportata nelle varie regioni europee, potrebbe offrire indicazioni sul contributo dei fattori ambientali all'eziopatogenesi del diabete di tipo I. Le infezioni virali e l'alimentazione sono i fattori maggiormente sospettati.
INFEZIONI VIRALI. Esistono evidenze dirette che il virus della rosolia può essere causa di diabete di tipo I, mentre per altri virus, quali parotite, citomegalovirus e coxsacie B, le evidenze sono ancora circostanziali. A sostegno dell'ipotesi che le infezioni virali possano essere causa dell'insorgenza di diabete di tipo 1, ci sono le variazioni stagionali, con picchi di incidenza più alti in autunno ed in inverno. Rimane tuttavia da dimostrare se tali infezioni possono, da una parte, accelerare il processo autoimmune già esistente, piuttosto che esserne la causa diretta del suo innescamento.
ALIMENTAZIONE. L'allattamento materno sembrerebbe proteggere in maniera proporzionale alla sua durata il danno a livello beta cellulare. Anche se non tutti gli studi confermano questa possibilità alcune proteine del latte vaccino sono state indicate come fattori che potrebbero partecipare al danno Beta cellulare. La proteina più sospettata è la Beta caseina.

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